Quando è nato il nome "Battifolle" ? Risponde il nostro Mizio.

Questa domanda se la saranno posta molti abitanti di questo paese... Allora adesso vi racconterò la vera ed unica storia delle origini di Battifolle.

Nel 1310 d.C. un grosso esercito di Firenze, allora in guerra con Arezzo, marciò contro la nostra città, arrecandole gravi danni. Quando poi i fiorentini si ritirarono, "lasciarono uno battifolle molto forte presso Arezzo, a due miglia dal poggio che è sopra l'Olmo" per continuare a danneggiare il territorio ghibellino circostante. Questo "battifolle" (cioè "fortezza") posto sopra Vicione Piccolo dette il nome al paese sottostante, che prese a chiamarsi da allora Battifolle.

Ancor prima Battifolle veniva chiamato con un tipico nome di origine latina, "Vicione", cioè "Villaggio". Per distinguerlo dal paese accanto chiamato "Vicione Maggio" (da Vicus Maior, oggi Viciomaggio, "Villaggio Grande"), il Battifolle veniva chiamato "Vicione Piccolo" (da Vicus Minor).

 

Un sentito ringraziamento ad Alfiero Rossi che, grazie ad una sua accurata documentazione, mi ha permesso di arrivare alle origini del nostro bel paese.

B a t t i f o l l e

Il nostro piccolo paese, Battifolle, secondo il 14° e ultimo censimento generale della popolazione del 21 ottobre 2001 conta, insieme a Ruscello e Poggiola, due paesi limitrofi, 2.381 abitanti (in proporzione il numero dei battifollini dovrebbe quindi aggirarsi intorno ai 1.000-1.200 circa) di cui 1.148 maschi e 1.233 femmine ed un totale di 845 famiglie. Battifolle si trova nella periferia di Arezzo e ne delimita pure il confine comunale, infatti una volta oltrepassato, ci troviamo subito nel comune di Civitella in Valdichiana. Possiamo dire che gode di una posizione in un certo senso strategica, vista la presenza del casello autostradale. L'uscita della A1 (Firenze-Roma) per Arezzo ci porta direttamente nel nostro paesino: andando verso sinistra entriamo proprio nel cuore di Battifolle mentre proseguendo per il raccordo (Arezzo-Battifolle), lo attraversiamo solamente.

Negli ultimi anni il nostro paese ha avuto una forte espansione, come del resto molti altri centri abitati della periferia aretina, portando un notevole incremento demografico. Tra i simboli segnaliamo il Castello medievale che domina la nostra piccola valle e la nostra restaurata Chiesa, intitolata ai Santi Quirico e Giulitta.

 

I l C a s t e l l o

(altre immagini sono presenti nella pagina "A spasso per Battifolle")

     

Il nostro amato Castel Pugliese prende il nome dalla famiglia Pugliesi, proprietari di origine pratese. Il suo ruolo fu molto importante in passato, poiché da quella posizione si poteva tenere sotto controllo sia la Valdichiana che il Valdarno aretino. I fiorentini apportarono alcune modifiche alla struttura del castello, dotandolo di una doppia cinta muraria e facendo anche una grande opera di ampliamento, sempre però mantenendo un'ottica di guerra. Poi però successivamente altre ristrutturazioni hanno portato il castello a diventare una semplice residenza signorile. Tuttavia dopo il periodo fiorentino, nel 1390 l'intero paese fu preda del duca di Milano Visconti e nel 1431 fu la volta di Niccolò Piccinino con le sue milizie. Dal 1500 fino al 1800 circa il Castello fu invece proprietà dei Pugliesi dopodiché fu acquistato dai principi Borghese. Ormai abbandonato da anni, ultimamente è stato acquistato da una società privata che dovrebbe occuparsi del restauro.

Tratto liberamente da CastelliToscani.com

Un gentile e brillante signore di Pontedera (Pisa), Lio Pacini, mi ha scritto un'interessante mail riguardo la nostra chiesa. Personalmente lo ringrazio e nel fare questo, credo che il modo migliore sia quello di pubblicare ciò che mi ha scritto, per far sì che queste informazioni siano a disposizione di tutti.

Nella Chiesa di Battifolle, sull'altare che si trova sulla sinistra, è collocata in una nicchia piuttosto buia una statua di San Rocco, il protettore contro la peste, il flagello così temuto dai nostri antenati.
Quella statua fu scolpita intorno al 1527 da Andrea Sansovino, che si era ritirato al Monte dopo che per oltre un decennio aveva operato a Loreto per la decorazione marmorea della Santa Casa, un capolavoro del Rinascimento noto in tutto il mondo. Il San Rocco di Battifolle fu probabilmente l'ultima espressione di una carriera che vide Andrea partire dall'altare Corbinelli nella Chiesa di Santo Spirito in Firenze così apprezzato da farlo scegliere per andare in Portogallo ad insegnare il nuovo stile rinascimentale a Lisbona, Sintra e Belem e al suo ritorno, poco dopo il 1500, a ricevere l'incarico di scolpire il Battesimo di Cristo per la porta del Paradiso del Battistero di San Giovanni.
Dopo i trionfi di Roma, dove scolpì grandiosi monumenti funebri in Santa Maria del Popolo, una celebratissima Madonna con il Bambino e S.Anna in S.Agostino, il San Michele per Monte Sant'Angelo, passò a Loreto nel 1513 dove fu impegnato nella decorazione della Santa Casa fino quasi alla fine, ma per esaudire le pressanti richieste di un prelato scolpì ancora il San Rocco di Battifolle, che era anche il riassunto della sua arte e che riuscì perfetto.
La statua non è ben visibile nella sua collocazione attuale: forse ha bisogno di luci, ma soprattutto di studi e giudizi degli storici dell'arte, che potrebbero contribuire a valorizzarla insieme alla bella chiesa di Battifolle.
Spero che possa essere una bella idea per il vostro blog, che così appassionatamente cerca di far sentire la sua voce.
Se posso essere utile mi contatti pure e riceva intanto i miei cordiali saluti.

Lio Pacini

 

Gent.mo Sig. Michele,

La ringrazio, sia pur tardivamente, per la Sua risposta.
Io abito effettivamente vicino a Pisa, esattamente a Pontedera, ma vengo da Monte San Savino ed ho conservato, dopo quasi 50 anni, un bel sentimento per il mio paese e per il suo più celebre figlio Andrea Sansovino. Io frequentavo il Liceo Classico ad Arezzo e nostro insegnante di storia dell'arte era Don Ciro Girolami, una persona di qualità superiori di cui purtroppo noi giovani di allora non sapemmo approfittare per lasciarci condurre profondamente nella conoscenza dell'arte. Don Ciro Girolami è fra l'altro l'autore delle parole dell'inno alla Madonna del Conforto. Egli fu un grande studioso del Sansovino sul quale scrisse la sua tesi di laurea, mi sembra nel 1934, e riuscì a trasmettermi una bella passione per questo scultore e architetto, che ho abbastanza mantenuto ed approfondito negli anni. Per me è soltanto un hobby, nella vita di tutti i giorni sono un fabbricante di vernici!...
Nel trasmetterLe la mia e-mail del 20 giugno sono apparsi inspiegabilmente dei refusi che io giudicherei impossibili e non so capire come possano essere nati scambi di parole come "Sandolino" per Sansovino, "Belle" per Belem ed altri ancora! Diciamo che era notte fonda e io dormivo senza rendermene conto! Comunque Le invio qui sotto il messaggio corretto, così da non fare brutte figure qualora lo volesse pubblicare sul giornalino.
Saluti cordiali.

Lio Pacini

 

 

L a C h i e s a
 
La Chiesa di Battifolle  

La Chiesa di Battifolle è stata recentemente oggetto di opere di restauro molto importanti che hanno portato ad una grande uscita per le casse della parrocchia. Tuttavia erano lavori urgenti e inevitabili e quindi noi di Battifolle.it invitiamo tutti a fare un ulteriore piccolo sforzo per riuscire al più presto a coprire tutte le spese, non dimenticando comunque che già fino ad oggi la comunità parrocchiale ha preso a cuore questa situazione. A proposito della nostra parrocchia, quanti abitanti di Battifolle sanno a chi è intitolata? Sinceramente non saprei, però vorrei sapere se, chi lo sa, sa chi fossero Quirico e Giulitta e da dove venissero. Non da molto ne sono venuto a conoscenza pure io e queste sono le cose che non sopporto: ma come si fa a non essere a conoscenza delle cose più semplici e vicine a noi? Per questo quando non so qualcosa mi piace documentarmi e questo ho fatto nel caso dei Santi Quirico e Giulitta. Secondo la tradizione della Chiesa Cattolica, Giulitta e suo figlio Quirico di tre anni morirono martiri presumibilmente nel 304 d.C. e la loro vicenda fu oggetto di indagine per la prima volta dal vescovo Teodoro di Iconio, sollecitato anche dal collega Zosimo, che dovette fare una certa selezione tra le 40 versioni circa che esistevano all'epoca riguardo a questa vicissitudine. Il lavoro di Teodoro è arrivato fino a noi e questa versione "purificata" racconta che Giulitta era una donna ricca a cui era morto il marito. Viveva ad Iconio (nell'attuale Turchia) al tempo delle persecuzioni di Diocleziano ai cristiani. Decise però di fuggire con due ancelle al seguito in quanto si era convertita al cristianesimo e temeva anche per l'incolumità del figlioletto. Venne però catturata e messa sotto tortura finché non avesse rinnegato la propria fede. Essa però resistette. Il governatore della Clelia Alessandro che presiedeva il "processo", teneva sulle ginocchia il piccolo Quirico il quale, al vedere la madre soffrire per la propria fede, disse: "Sono cristiano anch'io!", al ché Alessandro scagliò il bimbo su degli scalini, provocandone la morte istantanea. Giulitta pregò e ringraziò Dio per averla fatta precedere dal figlio nella Gloria dei Cieli. Fu poi decapitata per ordine del governatore e i resti suoi e del figlio furono recuperati da una delle due ancelle scampata all'ira delle persecuzioni. La donna occultò tutto fino all'epoca di Costantino durante la quale il loro culto fu divulgato. La loro festa liturgica viene celebrata il 16 giugno in Occidente il 15 luglio in Oriente.